Il 23 luglio 2024 la SEC approvava i primi ETF spot su Ethereum. Dodici mesi dopo, il quadro appare radicalmente diverso rispetto al debutto sottotono di allora. Se nei primi giorni i flussi furono negativi e il confronto con il lancio esplosivo degli ETF su Bitcoin inevitabilmente penalizzante, oggi Ethereum si presenta con una narrativa istituzionale più solida, un contesto normativo favorevole e una dinamica di mercato in ripresa.
Il dato più immediato riguarda i flussi. Nelle ultime settimane, gli ETF su Ethereum hanno registrato afflussi record, superando i 2 miliardi di dollari in soli sette giorni, con iShares Ethereum Trust salito a 9,7 miliardi di dollari in asset under management, un valore superiore alla somma dei restanti otto principali ETF.
I rendimenti mensili hanno superato il 50% su tutti i principali prodotti. Una performance che ha riaperto il confronto con i fondi su Bitcoin, i quali, continuano comunque a restare dominanti in termini di AUM (146 miliardi a fronte dei 19 miliardi di dollari dei fondi su ETH).
Il punto di svolta si è verificato a partire da inizio luglio. Nell’arco delle prime tre settimane del mese, l’ETF Ethereum di iShares (ETHA), ad esempio, ha raccolto oltre 2,4 miliardi di dollari di nuovi capitali, con una mediana giornaliera superiore ai 150 milioni e punte che hanno superato i 530 milioni. Il dato è particolarmente rilevante se confrontato con il valore mediano degli ultimi 12 mesi, che si aggira attorno ai 24 milioni. La crescita dell’AUM è stata altrettanto netta: in meno di un mese, ETHA è passato da 6 a quasi 10 miliardi di dollari, consolidandosi come il principale veicolo ETF su Ethereum per patrimonio e velocità di raccolta.
Si tratta di un’accelerazione che non ha precedenti per Ethereum in formato ETF, e che rappresenta una discontinuità nel comportamento istituzionale osservato finora. Per tutto il primo semestre, i flussi erano stati intermittenti e il sentiment ancora timido. Da luglio, invece, la curva è diventata parabolica, segno che qualcosa nel posizionamento dei portafogli più grandi sta cambiando.
A fare da catalizzatore è stato l’approvazione del GENIUS Act alla Camera dei Rappresentanti statunitense. La prima legge federale sulle stablecoin rappresenta un punto di svolta, soprattutto perché fornisce un quadro normativo chiaro per un settore che, finora, operava in una zona grigia. Ethereum ospita oltre 130 miliardi di dollari in stablecoin (dati DefiLlama), più della metà dell’intero mercato. È la principale infrastruttura su cui si costruiscono stablecoin, tokenizzazione e finanza decentralizzata. L’effetto regolamentare è quindi diretto: maggiore chiarezza normativa significa minore rischio percepito e più spazio per l’allocazione istituzionale.
Resta però un nodo irrisolto. Ad oggi, gli ETF spot su Ethereum non offrono accesso allo staking, ovvero alla possibilità di ottenere un rendimento partecipando alla sicurezza della rete. Si tratta di una componente strutturale dell’asset, che genera cash flow in modo nativo, ma che rimane preclusa ai fondi regolamentati per motivi normativi. Nasdaq, per conto di BlackRock, ha già presentato una richiesta alla SEC per includere lo staking nei propri ETF. Se approvata, la modifica trasformerebbe profondamente il profilo dello strumento: da esposizione passiva al prezzo a veicolo ibrido, in grado di combinare apprezzamento del capitale e flusso cedolare.
Oggi, invece, gli ETF su Ethereum sono strumenti incompleti, che replicano solo metà della value proposition della rete. È proprio qui che emerge la divergenza rispetto a Bitcoin. Gli ETF su BTC hanno già raggiunto una piena espressione della loro logica. Per Ethereum, invece, la mancata integrazione dello staking limita l’adozione istituzionale, soprattutto da parte di investitori che cercano esposizione a un asset produttivo, non solo speculativo.
A questa dinamica si affianca il progressivo ingresso di Ethereum nelle tesorerie aziendali. Un fenomeno che prende forma attraverso il progetto Strategic ETH Reserve (SER), un’iniziativa emersa attorno all’ecosistema Ethereum con l’obiettivo di aggregare riserve strategiche di ETH tra aziende, fondi, DAO e istituzioni pubbliche. Al 20 luglio 2025, il progetto ha raccolto oltre 6,6 miliardi di dollari in Ethereum, pari a quasi l’1,5% dell’offerta in circolazione, con partecipazione di oltre 50 entità, tra cui la Ethereum Foundation, SharpLink Gaming, BitMine Immersion, Gnosis DAO e persino soggetti governativi.
Le finalità sono molteplici: stabilizzare il mercato riducendo la volatilità, sostenere lo sviluppo dell’ecosistema e consolidare Ethereum come asset di riserva digitale. È un esperimento ibrido tra politica industriale decentralizzata e gestione patrimoniale comunitaria, che riflette un’evoluzione del modo in cui Ethereum viene percepito da soggetti strategici.
Secondo i dati della piattaforma StrategicETHReserve.xyz, sono 58 le entità che oggi detengono Ethereum in modo strutturale. Ma la concentrazione è evidente: solo due aziende (SharpLink Gaming e BitMine Immersion) detengono complessivamente oltre 660.000 ETH, per un controvalore superiore ai 2,4 miliardi di dollari. La stessa Ethereum Foundation figura al terzo posto con 238.500 ETH. SharpLink è oggi il maggiore detentore aziendale, con un incremento del 104% delle riserve negli ultimi 30 giorni. BitMine segue con una crescita dell’84% e ha dichiarato l’intenzione di raggiungere il 5% dell’offerta totale di ETH, anche attraverso attività di staking.
Si tratta ancora di numeri marginali rispetto al totale di mercato, ma che testimoniano una sperimentazione strategica in atto, soprattutto da parte di realtà più agili o ad alta esposizione crypto. Più che un trend generalizzato, si osserva una presa di posizione su Ethereum come infrastruttura strategica, non più solo come asset speculativo.
Il contesto tecnico supporta il momento positivo. Sebbene assente da nuovi massimi storici (gli ultimi risalgono al 2021) e in un periodo dell’anno storicamente sfavorevole – i mesi estivi, come giugno, luglio e agosto, registrano in media la minore percentuale di chiusure mensili positive – Ethereum ha superato una resistenza tecnica chiave attorno ai 3.300 dollari, spingendosi fino a 3.700 con volumi in netto aumento. Il rally, pari a +47% da inizio mese, non appare isolato, ma sostenuto da un ritorno di attenzione sul mercato spot e da una narrativa macro più favorevole rispetto all’inizio dell’anno. Non si può ancora parlare di inversione strutturale, ma di un consolidamento in fase avanzata, con implicazioni crescenti anche sul fronte istituzionale.
Tutto questo accade a pochi giorni dal decimo anniversario del Genesis Block di Ethereum, che cade il 30 luglio. Dieci anni in cui la rete ha attraversato cambi di consenso, hard fork, crisi di scalabilità e cicli speculativi. Ethereum non è un protocollo compiuto. Ma è proprio questa incompletezza a rappresentare la sua principale risorsa. La capacità di trasformarsi, di adattarsi, di non cristallizzarsi in una forma definitiva gli ha permesso di restare rilevante nei momenti più complessi del mercato.
La vera sfida ora è passare da piattaforma sperimentale a infrastruttura finanziaria stabile. Non sarà una corsa lineare. Ma il processo è iniziato.