Il Ferragosto 2025 non ha portato soltanto afa e termometri roventi, ma anche un mercato capace di sorprendere. Come se il FTSE MIB avesse scelto l’aria fresca della montagna invece dei mari agitati della stagionalità. In una settimana che le statistiche raccontano come una trappola, Piazza Affari ha chiuso con un progresso del 2,47%.
Un risultato che stride con la storia. Perché, come ricordavamo la scorsa settimana, se c’è un periodo in cui l’indice italiano fatica è proprio quello di Ferragosto. Negli ultimi dieci anni, la trentatreesima settimana si è chiusa in positivo solo nel 30% dei casi, con una performance media di -0,69% e una mediana che precipita a -1,86%. Numeri che ne fanno la peggiore dell’anno. Eppure, come già accadde nel 2024, quando il listino mise a segno un +3,96%, anche il 2025 ha scelto di riscrivere il copione, archiviando un’altra settimana in rialzo.
Non si è trattato di un fenomeno isolato. Dall’Europa agli Stati Uniti, dall’Asia all’America Latina, il verde ha dominato i listini: Parigi, Madrid, Francoforte, Londra, Amsterdam, Tokyo, New York, Shanghai, San Paolo. Una spinta corale, che ha reso l’estate finanziaria meno fragile di quanto le statistiche lasciassero presagire.
Eppure, dentro questo entusiasmo generalizzato, brilla un’assenza. Proprio il gigante che ha incarnato la corsa all’intelligenza artificiale, il colosso da oltre 4 trilioni di dollari che da solo ha garantito il 22% del rialzo del Nasdaq 100 dall’inizio dell’anno, ha scelto di fermarsi. Nvidia, dopo 11 settimane consecutive di rialzi – e nel mezzo 20 nuovi massimi storici – ha chiuso in flessione. Non è un refuso: dal 27 maggio al 15 agosto il titolo ha aggiunto 1,2 trilioni di dollari di capitalizzazione, più dell’intero FTSE MIB messo insieme.
Il Nasdaq 100 ha comunque chiuso in rialzo, seppure sottoperformando l’S&P 500. Intanto il VIX ha toccato nuovi minimi dell’anno, segnale di un mercato che in superficie sembra tranquillo. Ma sotto la calma emergono tensioni. Non a caso, il rapporto VVIX/VIX è a 6,49 punti, ben sopra la media storica. La volatilità della volatilità corre più della volatilità stessa: un mercato che appare compiacente, ma che allo stesso tempo paga un premio per proteggersi da possibili scosse. È il classico paradosso di agosto: calma apparente, ma nervi tesi.
A confermarlo è anche lo SKEW a 153, livello storicamente elevato. È l’indice che misura il prezzo assicurativo contro i “cigni neri”, e quando sale così in alto mentre il VIX resta basso, significa che gli investitori continuano a comprare protezione da ribassi estremi pur in un contesto di euforia. Euforia che trova la sua rappresentazione plastica nello S&P 500, giovedì al suo 18° nuovo massimo storico del 2025: un mercato che continua a correre, ma con valutazioni tirate e un crescente bisogno di hedging. In altre parole, il mercato festeggia, ma con un occhio sempre rivolto all’uscita di sicurezza.
Sullo sfondo si rafforza poi la narrativa di un Fed pivot: i future prezzano con oltre l’80% di probabilità un taglio dei tassi già a settembre, forse come “insurance cut” per raffreddare le tensioni senza attendere segnali di crisi conclamata. Non a caso, la settimana scorsa hanno brillato small-cap, titoli value e l’S&P equal-weight, in un raro segnale di allargamento della leadership oltre le mega-cap tech. Tutto questo prepara il terreno a Jackson Hole del 22 agosto, quando Powell avrà l’occasione di mettere ordine nelle aspettative e chiarire la traiettoria della politica monetaria.
Gli appuntamenti della settimana:
Dopo un Ferragosto che ha sfidato le statistiche stagionali, l’attenzione dei mercati si sposta ora sui prossimi catalizzatori. La politica monetaria torna al centro, e sarà soprattutto Washington a dettare la direzione.
Negli Stati Uniti, mercoledì arriveranno i verbali dell’ultimo FOMC, che daranno ulteriori indizi sul dibattito interno. Ricordando che a luglio i tassi sono rimasti invariati, ma due membri, Bowman e Waller, hanno rotto la linea, votando per un taglio immediato. Le minute diranno quanto forte sia stata quella frattura e come la Fed stia valutando un possibile taglio preventivo dei tassi già a settembre, un intervento non dettato da una crisi conclamata, ma pensato per anticipare rischi futuri.
Ma il vero climax è atteso giovedì e venerdì con il Jackson Hole Economic Policy Symposium. Un evento che negli anni ha segnato punti di svolta storici: da Bernanke che annunciava la QE strategy, a Yellen con la forward guidance, fino a Powell nel 2020 con la svolta sull’inflazione “average targeting”. Quest’anno il tema è “Labor Markets in Transition”, e l’intervento di Powell – previsto per venerdì – avverrà in un contesto particolare: un’economia che resta resiliente, un mercato del lavoro che mostra crepe, e una Casa Bianca che spinge apertamente per tagli aggressivi. Il mercato sconta già con oltre l’80% di probabilità un taglio a settembre: il discorso di Jackson Hole potrebbe essere il momento della conferma.
Sul fronte macro, gli Stati Uniti saranno chiamati a fornire un quadro aggiornato sull’immobiliare: NAHB Housing Market Index, permessi edilizi, avvii di costruzioni, vendite di case nuove ed esistenti. Numeri cruciali, perché il settore immobiliare è sempre il primo a percepire gli effetti del credito caro e dei mutui a lungo termine sopra il 6,6%. In contemporanea, arriveranno anche i flash PMI di agosto: una lettura comparata che vedrà pubblicazioni in Eurozona, Regno Unito, Giappone, Australia e India. In Europa il mercato attende un ulteriore rallentamento nei servizi e un peggioramento della manifattura, mentre nel Regno Unito la narrativa potrebbe ribaltarsi con servizi in accelerazione e inflazione in risalita al 3,7%, massimo da gennaio 2024.
Dall’Asia, la Cina dovrebbe confermare i loan prime rate fermi al 3% e al 5%, coerenti con la politica di sostegno ai consumi già avviata da Pechino. Il Giappone, invece, offrirà una lettura più complessa: inflazione di luglio in raffreddamento, un saldo commerciale tornato in surplus nonostante i primi effetti dei dazi americani, e un calo atteso degli ordini di macchinari per il terzo mese consecutivo.
Non meno rilevante sarà la settimana per le trimestrali. In primo piano il retail americano, con Home Depot, Target, Lowe’s, TJX, Walmart e Ross Stores: un banco di prova cruciale per misurare la tenuta dei consumi in un’economia che rallenta solo a tratti. Sul versante tecnologico, focus su Salesforce, Analog Devices e soprattutto Google, che mercoledì presenterà il nuovo Pixel 10 con chip Tensor G5 e un pacchetto di aggiornamenti AI-powered. Giovedì, infine, il settore dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale tornerà protagonista con il Rosenblatt Age of AI Summit, evento che vedrà sul palco nomi come Nvidia, Applied Optoelectronics e Rambus.
E poi c’è la geopolitica, che rimane lo sfondo permanente. Dopo l’incontro in Alaska tra Trump e Putin, il presidente ucraino Zelenskiy sarà ricevuto alla Casa Bianca insieme ai leader europei, guidati da Ursula von der Leyen. Un vertice che potrebbe ridefinire i rapporti transatlantici proprio nei giorni in cui l’Europa discute di dazi, energia e difesa comune.