Mentre i mercati continuano a interrogarsi sulla valutazione dei titoli legati all’intelligenza artificiale e ai richiami sempre più frequenti di una bolla – da Sam Altman fino a ieri Bret Taylor (CEO di Sierra e presidente del board di OpenAI), che ha confermato la sensazione di trovarci in piena bolla pur senza troppa preoccupazione – fuori dal recinto dell’AI altre storie mostrano quanto sia fragile il confine tra euforia e correzione.
Pop Mart, la società cinese che ha trasformato il pupazzo Labubu in un fenomeno globale (già analizzata nelle nostre rubriche Stock Break e sul blog), è diventata l’icona del capitalismo dell’hype. A fine agosto la sua capitalizzazione aveva raggiunto i 57,16 miliardi di dollari, più di Hasbro, Mattel e Sanrio messi insieme. In quel momento Hasbro valeva 11,44 miliardi, Mattel 5,97 e Sanrio 12,41. Una proporzione che da sola descrive la trasformazione di un semplice giocattolo in fenomeno finanziario.
È un consumismo generazionale che corre sulle mode, alimentato da TikTok e dalla logica delle blind box. Una logica che personalmente continuo a trovare paradossale: quando compro un prodotto preferisco sapere cosa sto acquistando, altrimenti la vera sorpresa diventa il prezzo. Ma è proprio questo meccanismo a spingere il consumatore a ripetere l’acquisto, inseguendo la speranza di trovare finalmente il personaggio desiderato. Ma è un meccanismo talmente potente da contagiare persino aziende storiche come Kodak, che ha provato a rilanciarsi con una mini-camera venduta proprio in blind box. Quando la moda diventa sistema, significa che ha già valicato il confine della sostenibilità.
Per Pop Mart i numeri parlano da soli. Da inizio anno il titolo è arrivato a guadagnare il 274%, inanellando quaranta nuovi massimi storici in otto mesi. Poi, dal top del 26 agosto, il ribaltamento: -25% in poche settimane, con oltre 13 miliardi di dollari di valore evaporati. Una cifra che da sola equivarrebbe al 46% della somma delle capitalizzazioni di Mattel, Sanrio e Hasbro. Una contrazione già vista a dicembre 2023, quando il titolo aveva perso una percentuale simile, ma allora la capitalizzazione si muoveva tra i 4 e i 2,9 miliardi. Oggi la scala è dieci volte più grande. E mentre Pop Mart corregge, i concorrenti restano pressoché stabili: Hasbro intorno ai 10 miliardi, Mattel a 5,6 e Sanrio a 11,7. La sproporzione resta evidente, ma l’euforia si è incrinata.
Il quadro tecnico accentua le ombre. Siamo alla terza settimana consecutiva di calo e settembre segna già un -20,8%, il peggior mese dal 2022. Nonostante ciò, il titolo continua a scambiare sopra le medie a 100 e 200 giorni da 380 sedute consecutive, un record assoluto per la società. La media a 100 giorni sta ora cercando di fungere da supporto, ma la vera incognita è se questo livello reggerà mentre l’interesse per Labubu inizia a scivolare.
I Google Trends raccontano la stessa storia: finché le ricerche salivano, il titolo accelerava. Ora che entrambe le curve si piegano verso il basso, la narrativa rischia di sgonfiarsi. E i segnali arrivano anche dal mercato secondario, con prezzi in decisa flessione. Pop Mart attribuisce la correzione a un aumento dell’offerta, ma per il mercato è un chiaro campanello d’allarme: la scarsità o, meglio, la moda passeggera, che alimentava l’hype sta venendo meno. Non a caso anche JPMorgan ha declassato il titolo a “neutrale”, sottolineando come la valutazione fosse ormai calcolata alla perfezione e bastasse un piccolo segnale negativo – dal calo dei prezzi di rivendita alla debolezza nelle licenze – per innescare un sell-off. Gli analisti hanno parlato di catalizzatori poco visibili, come la nuova animazione e la versione aggiornata di Labubu prevista per Natale, giudicandoli insufficienti a garantire la continuità dell’hype.
La semestrale aveva certificato la forza del modello. Ricavi più che triplicati a 13,9 miliardi di RMB, utili quadruplicati a 4,68 miliardi. Ma dietro l’esplosione restava una concentrazione evidente: la linea The Monsters, che include Labubu, da sola valeva 4,8 miliardi, oltre un terzo del fatturato. Una dipendenza che trasforma la forza in vulnerabilità.
Il capitalismo dell’hype segue sempre la stessa parabola: l’esplosione iniziale, i multipli che si moltiplicano, l’entusiasmo da community. Poi la curva si appiattisce, e quello che sembrava eterno inizia a svanire. Le mode vanno e vengono, ma oggi la loro durata si accorcia sempre di più, e queste generazioni lo mostrano con maggiore enfasi. È per questo che lo stesso management di Pop Mart insiste sull’urgenza di introdurre nuovi personaggi e nuove serie, perché il ciclo di vita di un’icona come Labubu rischia di consumarsi più in fretta di quanto sia bastato a costruirlo. Quando la sorpresa diventa abitudine, la magia perde la sua forza.