Trimestrali italiane: il mercato alza l’asticella

La stagione delle trimestrali italiane si chiude con una fotografia sfumata. I numeri reggono, ma rallentano. Il mercato seleziona, ma non affonda. E chi alza la voce senza mostrare coerenza viene ignorato. Nel complesso, i ricavi aggregati delle società del FTSE MIB sono calati del 3,8% su base annua, passando da €166,2 a €159,9 miliardi. In mezzo, si muove un listino a due velocità, con divergenze che si allargano tra chi innova, chi resiste e chi si scopre vulnerabile.

Eppure, dal primo annuncio trimestrale (Brunello Cucinelli, 11 luglio) all’ultima pubblicazione (Unipol, 8 agosto), il FTSE MIB è salito del 2,94%. Un dato che non cancella la dispersione nei singoli titoli, 24 su 40 (pari al 60%) in calo alla prima seduta post-trimestrale, ma conferma che il sistema Italia regge.

Banche: l’Italia tiene, ma il mercato chiede di più

Le banche, oltre a rappresentare il 38,7% del paniere (all’inizio dell’anno era il 31,5%), restano il baricentro della resilienza italiana. I sei maggiori istituti hanno generato oltre €9 miliardi di fatturato, con redditività record e solidità patrimoniale tra le migliori in Europa.

UniCredit alza la guidance a €10,5 miliardi di utile netto per il 2025 e annuncia €9,5 miliardi di distribuzioni. La reazione ai conti è positiva (+3,63%), ma non euforica.
Intesa Sanpaolo firma il miglior semestre della sua storia con 5,2 miliardi di utile e un cost/income al 38%, tra i più competitivi in Europa, ma perde terreno in Borsa (-2,41%).
MPS, con un CET1 fully loaded al 19,6% (tra i più alti in Europa), sorprende in positivo (+5,00%). Banco BPM e BPER brillano per crescita dell’utile netto (+85,25% e +72,56%), spinti da operazioni strategiche e ampliamento della gamma d’offerta. Fineco, Mediolanum e Mediobanca consolidano margini e ricavi, mantenendo una traiettoria regolare.

Il messaggio è chiaro, le banche italiane sono forti, liquide e offensive, nonostante il minor contributo del margine d’interesse dovuto al contesto di tassi in discesa. E il risiko alimenta la narrativa.

Industria ed energia: resilienza selettiva, ciclo esigente

Nel manifatturiero e nell’energia, il ciclo globale divide. Da un lato, Leonardo brilla con EBIT a +106% e margini in netta espansione (+530 punti base), ma in Borsa il titolo ha ceduto -1,40% post pubblicazione, mentre Prysmian alza le stime sull’anno grazie ai progetti infrastrutturali (il mercato la premia di +2,74% post-conti). Eni, pur con ricavi in calo del 17% (condizionato dal calo dei prezzi del greggio e da un euro forte), rilancia sul business di base e sulla produzione, oltre che con investimenti nel digitale e nell’intelligenza artificiale. Italgas mostra la crescita di fatturato più elevata, grazie all’integrazione di 2i Rete Gas, e migliora sensibilmente l’EBIT.

Dall’altro lato, la fragilità emerge:

  • Stellantis guida ancora il FTSE MIB per ricavi assoluti, ma segna l’unico EBIT negativo del listino.
  • Iveco, dopo le cessioni e il taglio della guidance lascia sul terreno il 4,5%.
  • Buzzi accusa la debolezza della domanda USA.
  • Saipem si difende sul fronte finanziario, ma resta esposta alla ciclicità.
  • Enel vede calare l’utile netto ordinario per cambi di perimetro, ma a parità di attività l’utile sale del +4,4%

Consumo, sanità : nessuna indulgenza

Nel mondo del consumo e della tecnologia, il mercato non fa sconti.

Amplifon, dopo aver tagliato la guidance crolla del 25,5%. STMicroelectronics, con margini sotto pressione e capacità produttiva non pienamente utilizzata, perde il 16,6% rivedendo al ribasso le attese per il terzo trimestre.  Ferrari (-11,7%) paga le eccessive attese e valutazioni, mentre Moncler (-5,8%) sconta la normalizzazione della domanda e pressioni sui canali di vendita.

Nel farmaceutico prevalgono le vendite. Amplifon cede oltre il 25% dopo il taglio della guidance. DiaSorin perde il 2,77%, conferma la guidance, cresce a H1 del 5% a tassi costanti e a Q2 del 2%, avvia la dismissione del sito di Dietzenbach senza impatto sui ricavi. Recordati arretra del 4,33%, i ricavi aumentano ma l’utile cala per maggiori costi e investimenti, con Vazkepa ancora marginale nel 2025. 

Le uniche a sfuggire alla punizione: Campari (+7,95%), grazie a una sovraperformance nei ricavi, e Interpump (+8,22%), con crescita organica e margini in miglioramento.

La variabile decisiva: la guidance

Se c’è una lezione da portare a casa, è questa, la direzione della guidance conta più del risultato corrente. 

Hanno alzato le stime: UniCredit (+3,63%), MPS (+5,00%), Prysmian (+2,74%), Eni (+1,82%), Mediolanum (+1,17%), Mediobanca (+0,64%), Leonardo (-1,40%), Azimut (-0,57%).

Le hanno tagliate: Amplifon (-25,46%), STM (-16,63%), Iveco (-4,50%).

La reazione del mercato è netta. Chi taglia precipita. Chi alza regge. Ma nessuno viene premiato in modo automatico.

Il progresso del FTSE MIB nel pieno della stagione (+2,94%) non cancella la severità della selezione. Dimostra che il mercato è presente, ma non più indulgente. Chi ha fondamentali solidi, visibilità sui margini e capacità di esecuzione continua ad attrarre capitale. Per gli altri, la narrativa da sola non basta più. Nel secondo semestre l’Italia quotata si giocherà molto. Si giocherà su un campo in cui la disciplina del capitale, la chiarezza strategica e la coerenza tra parole e numeri faranno la differenza.

Massimi storici & traiettorie YTD (post-trimestrali)

Pochi titoli hanno trasformato l’“effetto trimestrale” in nuovi massimi storici: Poste Italiane, Prysmian e Azimut. Poste ha inanellato cinque nuovi ATH (All Time High), con un +11,29% dal giorno della trimestrale al 12 agosto e un anno che corre a +46% con 51 nuovi massimi storici solo nel 2025, l’ultimo aggiornato proprio il 12 agosto, esecuzione che diventa prezzo. Prysmian ha aggiornato i massimi due volte dopo i conti, ultimo anche lei ieri, e ha esteso la gamba di rialzo del +9,43% nel periodo, dentro un +22% da inizio anno sorretto da visibilità pluriennale. Azimut ha ritoccato i massimi il 7 agosto, l’avanzata post-annuncio è più misurata (+0,67%), ma sufficiente a certificare una spinta di fondo ancora intatta (+26% YTD e 10 ATH nel 2025).

Sul fronte opposto, al 12 agosto risultano sotto la performance della prima seduta post pubblicazione STMicroelectronics (-16,63% il giorno dei conti, -16,85% nel periodo), Ferrari (-11,65%, -12,43%), Brunello Cucinelli (-1,28%, -11,28%), Moncler (-5,84%, -9,06%), Recordati (-4,33%, -7,46%), Diasorin (-2,77%, -6,63%), Saipem (-2,57%, -5,80%), Leonardo (-1,40%, -4,21%), FinecoBank (-1,84%, -2,44%), A2A (-1,66%, -2,26%), Pirelli (+1,16%, -0,82%), Stellantis (+0,16%, +0,01%), Inwit (+1,16%, +0,19%), Campari (+7,95%, +7,82%). Tutti gli altri hanno tenuto o migliorato la reazione iniziale. UniCredit guida per ampiezza del movimento con +17,79% dal giorno della trimestrale e +78% da inizio anno, seguono Mediolanum (+9,33%, +46% YTD), Mediobanca (+8,35%, +49% YTD), BPER (+7,38%, +46% YTD), Banco BPM (+6,03%, +50% YTD), Telecom Italia (+11,06%, +82% YTD), Italgas (+3,79%, +37% YTD), Eni (+3,61%, +14% YTD) ed Enel (+1,41%, +14% YTD). Interpump riapre la propria storia con +8,70% nel periodo pur riportando uno YTD negativo.

Il massimo storico post-conti è un segnale di forza e continuità. La flessione dopo la prima reazione, invece, ricorda che un movimento iniziale non equivale sempre a un cambio di trend.