Il terzo trimestre 2025 consegna all’industria auto elettrica un quadro sfaccettato. Tesla mette a segno il suo miglior trimestre di sempre nelle consegne, 497.099 unità, con 12,5 GWh di storage dispiegati, ma la leadership BEV per volumi trimestrali resta in mano a BYD con 582.522 unità elettriche pure e 1,114 milioni di NEV complessivi.
Tesla chiude il trimestre con 497.099 consegne a fronte di 447.450 unità prodotte. La differenza è sostanza, non dettaglio: quasi 50 mila veicoli pescati dallo stock, in un contesto in cui la finestra del credito fiscale statunitense da 7.500 dollari ha creato un’onda di acquisti anticipati fino all’ultimo giorno utile di settembre. È un record tattico, ma non effimero: dimostra che quando Tesla spinge sull’esecuzione può ancora ribaltare un trimestre contro un consenso che la stimava intorno a 440-444 mila. Dentro questo record c’è la dinamica che conta davvero: Model 3/Y tornano a crescere del 9% su base annua dopo due trimestri consecutivi di flessione e arrivano a 481.166 consegne, pari al 96,8% del totale. Le altre linee, invece, hanno subito un nuovo calo, circa il -30% su base annua: il premium Tesla, da Model S/X a Cybertruck, non riesce a trovare trazione. In altre parole, il futuro dell’azienda resta saldamente agganciato alla solidità di due modelli (economici) che hanno fatto la storia dell’elettrico. Il record del Q3, alimentato da fattori straordinari, dovrà ora misurarsi con un quarto trimestre privo dell’effetto fiscale. L’altro lato della medaglia resta la sensibilità agli stimoli esogeni: quando la domanda marginale deve essere sbloccata, gli strumenti sono prezzo, finanziamenti e incentivi. Per questo il quarto trimestre, senza coda fiscale negli Stati Uniti, misurerà quanto del rimbalzo sia ripetibile a condizioni normali. In Europa emergono segnali di stabilizzazione in alcuni mercati: a settembre si vedono progressi in Francia, Norvegia, Spagna e Danimarca, mentre la Svezia resta in forte calo, con volumi che comunque nel continente sono per definizione spezzettati per Paese e per mese. In Italia si registrano 1.450 immatricolazioni Tesla a settembre contro 1.949 un anno prima (-25,6%), in un mercato complessivo in lieve crescita, fotografia chiara di una domanda locale ancora dominata da incentivi intermittenti e costo del denaro più che da puro brand pulling.
Se Tesla ha risalito la curva nel trimestre, BYD ha cambiato ritmo. Il gruppo rimane il riferimento per volumi assoluti, con 582.522 BEV nel trimestre e oltre 1,114 milioni di NEV complessivi. Ma per la prima volta dopo anni la macchina ha mostrato un raffreddamento: settembre negativo di circa il 5,5% su base annua (circa 396 mila NEV contro 419 mila dello stesso mese del 2024) e un terzo trimestre leggermente sotto il livello del 2024. In aggiunta il target 2025 è stato rivisto a 4,6 milioni di unità. È il segno che la guerra prezzi interna in Cina, dopo aver schiacciato i margini dei follower, ha iniziato a lasciare il segno anche sul leader. La differenza è che BYD può permettersi di riposizionare senza perdere la presa: il portafoglio NEV funziona da ammortizzatore ciclico. Quando il BEV puro rallenta, i PHEV tengono fabbriche e cassa; quando il BEV riparte, la scala della catena batterie proprietaria e l’integrazione verticale riportano il costo a un vantaggio difficilmente colmabile. All’estero, la localizzazione in Europa è più che un progetto industriale: è una strategia di pricing e difesa dei margini in presenza di dazi, destinata a pesare dal 2026. La prossima apertura della fabbrica in Ungheria sarà decisiva per mitigare l’impatto tariffario e difendere i volumi nel Vecchio Continente. Intanto gli ultimi dati ACEA indicano per il secondo mese consecutivo, luglio e agosto, BYD davanti a Tesla nelle immatricolazioni UE: 9.130 contro 8.220 ad agosto e 9.698 contro 6.600 a luglio, con BYD entrata nella lista proprio a luglio. Su base da inizio anno, però, Tesla resta avanti con 85.673 immatricolazioni contro circa 67 mila di BYD.
A cambiare il baricentro competitivo è il blocco “tech-premium” cinese. XPeng chiude un terzo trimestre da 116.007 consegne, +149% anno su anno, con un dato qualitativo che vale più del volume: la penetrazione attiva dell’ADAS urbano sopra l’80% indica che il software viene usato, non solo venduto. È ciò che trasforma innovazione in ricavo ripetibile e fidelizzazione. NIO tocca 87.071 unità e completa la geometria a tre marchi, premium con NIO, famiglia con ONVO, city-car con FIREFLY. L’architettura a scambio batteria, ancora sottovalutata in Occidente, si sta ritagliando una nicchia efficiente dove la densità urbana e i cicli di utilizzo rendono la ricarica tradizionale un vincolo, sebbene le nuove ricariche veloci possano rappresentare un rischio societario. Li Auto con 93.211 consegne continua a usare l’EREV come ponte per assorbire la volatilità infrastrutturale, mentre i BEV della i-series iniziano a scalare. Zeekr Group supera 140.000 unità tra Zeekr e Lynk & Co e porta nella parte alta del D-SUV il 9X con architettura SEA super-ibrida e cockpit governato da AI, una densità di funzioni ad alto contenuto in una fascia prezzo che pressa i tradizionali europei. Nella coda lunga si muovono forze ormai non più trascurabili: Leapmotor stampa 173.852 consegne e inanella il quinto mese record consecutivo grazie a piattaforme davvero modulari tra BEV ed esteso, mentre Xiaomi supera le 40.000 unità mensili con tempi d’attesa che sfiorano l’anno sul nuovo SUV.
Il confronto diretto con Tesla, letto attraverso il grafico sul gap rispetto al gruppo XPeng, NIO, Li Auto e Zeekr, aiuta a rimettere le cose in proporzione. Nel secondo trimestre 2025 il gruppo cinese complessivo aveva superato Tesla di 33.055 unità, nel terzo trimestre, con l’effetto fiscale attivato in America e il destocking, Tesla torna sopra di 60.615. Non è un sorpasso risolutivo, è un elastico. Dice che Tesla resta in grado di fare massa critica su richiesta e che la pipeline cinese sa chiudere rapidamente i buchi di gamma e di prezzo quando le condizioni lo consentono. È la fotografia di una competizione ormai a tre poli: scala globale BEV, portafoglio multi-tecnologia NEV e velocità di esperienza d’uso.
Sul fronte occidentale, due cartine di tornasole. Rivian consegna 13.201 veicoli in linea con la traiettoria ma riduce e restringe la guidance 2025 a 41,5-43,5 mila dalle 40-46 mila confermate a fine secondo trimestre. Considerando le 51.579 unità del 2024, la lettura è di realismo operativo: il marchio resta forte nella nicchia enthusiast-utility, ma la scalabilità attende il prossimo ciclo prodotto. Stellantis risale la corrente negli Stati Uniti con 324.825 consegne nel trimestre, +6,4% su base annua, trainata da Jeep e Chrysler, con Wrangler, Gladiator e Wagoneer in accelerazione e due PHEV di Jeep tra i cinque più venduti del Paese nella prima parte dell’anno. È la dimostrazione empirica che, dove il BEV è ancora elastico al prezzo, l’ibrido plug-in resta il ponte competitivo più efficace per riguadagnare volumi e margini senza rincorrere sconti senza rete.
Evoluzione in Borsa
In borsa il terzo trimestre è stato un laboratorio di rotazioni brusche. Tra i titoli cinesi spicca NIO, che dopo due trimestri in rosso rimbalza con un poderoso +122% nel Q3 e porta il progresso da inizio anno a +81%. XPeng consolida la leadership tra i “tech-premium”: +32% nel trimestre dopo un Q1 già molto forte (+69%) e un Q2 di presa di fiato (-10%), il risultato è un YTD vicino a tre cifre, +98%. Zeekr archivia un Q3 a +20% e un YTD positivo ma ancora contenuto, +6%, mentre Li Auto è l’eccezione nel blocco cinese con un trimestre leggermente negativo, -5%, che lascia comunque il saldo annuale in area +6%. BYD, dopo l’ottimo +47% del primo trimestre e il -5% del secondo, cede un ulteriore 10% nel Q3 (dopo anche l’uscita completa di Warren Buffett) e chiude l’anno fin qui a +24%, fotografia di una traiettoria che resta positiva nonostante la frenata estiva.
Negli Stati Uniti la dispersione resta ampia. General Motors mette a segno un Q3 solido, +24%, e un YTD a +12% dopo un inizio d’anno debole, mentre Ford sale del 12% nel trimestre e guida il gruppo tra i legacy con +31% da gennaio. Rivian avanza del 7% nel Q3, ma lo slancio è insufficiente per allargare il vantaggio sul 2024 e lo YTD resta modesto, +2%. Tesla è positiva nel trimestre, +3,7%, dopo +6,6% nel Q1 e -7,2% nel Q2, e somma un +5% da inizio anno che riflette un sentiment più tattico che direzionale.
In Europa e Giappone il quadro è altrettanto sfaccettato. Mazda e Suzuki beneficiano della stagione estiva con +27% e +25% nel Q3, portando lo YTD rispettivamente a +1% e +25%. Toyota risale nel trimestre con +16%, ma resta in territorio negativo da inizio anno, -7%. BMW e Mercedes imboccano un sentiero di ricostruzione graduale, +13% e +8% nel Q3, con YTD a +16% e +12%. Volkswagen resta più cauta, +3% nel trimestre e +12% YTD. Hyundai e Honda guadagnano terreno con +7% e +12% nel Q3 e allineano progressi annuali di +10% e +4%. Tra i deboli spiccano Nissan con un Q3 appena positivo, +4%, e un YTD a-–25%, Renault con -11% nel trimestre e -20% da inizio anno.Stellantis chiude un terzo trimestre ancora in perdita (-8% dopo -18% e -10% nei due trimestri precedenti, YTD -23%), ma il quadro tecnico ha smesso di peggiorare: il titolo ha difeso per la terza volta la fascia di domanda 7,3-7,8 euro e, ieri, ha rotto al rialzo la linea dei massimi decrescenti tracciata da maggio, con un recupero fino all’area 8,9–9,0 euro. La rottura della trendline viola è il primo segnale di inversione, purché 8,6–8,9 venga rapidamente trasformata in supporto.