Nel secondo trimestre del 2025, il PIL degli Stati Uniti è cresciuto di circa il 3%. Ma la vera domanda non è quanto sia cresciuto. È chi lo sta facendo crescere.
Per rispondere, basta un grafico. Un confronto diretto tra il contributo degli investimenti in AI (misurati come “Information Processing Equipment and Software”) e quello dei consumi delle famiglie alla crescita del PIL. Nel secondo trimestre, l’investimento in AI ha contribuito più alla crescita del PIL rispetto alla spesa dei consumatori americani.

Mentre l’economia umana quindi barcolla, quella robotica prospera. I dati ufficiali raccontano una verità difficile da ignorare. Come ben sappiamo, a giugno l’economia USA ha aggiunto solo 73.000 posti di lavoro. E peggio ancora: i numeri di maggio e aprile sono stati rivisti al ribasso. Il ritmo medio di creazione di posti da maggio è stato di 35.000 al mese, un livello compatibile con le fasi pre-recessive. Le assunzioni si stanno prosciugando. E il lavoro, che è sempre stato il canale attraverso cui l’economia si trasmette alle famiglie, oggi è bloccato.
Eppure, mentre il mercato del lavoro frena, i Capex delle big tech corrono. I grafici parlano chiaro: Google, Amazon, Meta e Microsoft hanno investito 88 miliardi di dollari nel solo secondo trimestre 2025.

Di contro però, l’organico è rimasto piatto o in leggera contrazione. Il messaggio è inequivocabile: oggi si investe nei server, non nei salari.
E qui arriva il cortocircuito: se i robot producono PIL ma non reddito, chi comprerà i loro servizi? Mentre il contributo dei consumi privati (PCE) al PIL si appiattisce verso lo zero, quello degli investimenti in AI accelera. È un sorpasso storico, ma costruito sul rallentamento di chi ha sempre trainato la crescita: le famiglie americane.
Oggi siamo a un bivio simile. L’AI è una storia potente, ma i consumatori restano il baricentro. Se smettono di spendere, anche il PIL più “ottimizzato” vacilla. La spesa in AI è salita. Ma lo ha fatto solo perché quella delle famiglie ha rallentato. È un’illusione ottica, non un nuovo paradigma.
Se l’AI cresce mentre i redditi reali stagnano, il rischio è quello di un progresso senza partecipazione. Un’economia che accumula capitale ma non distribuisce reddito. Che ottimizza margini, ma erode salari. E che alla lunga, perde equilibrio. La tecnologia può accelerare. Ma non può sostituire più di 330 milioni di americani. Nemmeno con un miliardo di GPU.