Ottobre di contrasti. I mercati corrono, ma imparano a scegliere

Le paure non mancano, ma nemmeno le ragioni per restare fermi.
Tra dati e notizie, buone o cattive che siano, i mercati continuano a correre come se la prudenza fosse un lusso. Ottobre si è aperto con lo shutdown americano, si è chiuso con la tregua tra Trump e Xi Jinping, e nel mezzo ha visto un VIX balzare a 28,99 punti, acceso come un fiammifero per poi spegnersi rapidamente sotto quota venti.

È stato un mese di contrasti, ma anche di conferme. L’Asia è tornata protagonista, sebbene con l’assenza di Hong Kong.

Il Nikkei 225 ha guadagnato il 16,6%, miglior mese dall’ottobre del 1990. Hanno pesato lo yen debole, il ritorno dei flussi esteri e l’effetto politico della nomina di Sanae Takaichi: una figura percepita come decisa e pragmatica, favorevole a una maggiore spesa pubblica e a un rafforzamento dei rapporti con gli Stati Uniti, elementi che hanno riacceso l’interesse internazionale sull’equity giapponese. Positivo anche il Taiwan Weighted TAIEX +9,3%, sostenuto dai semiconduttori, e l’indice Shanghai +3,2%, in scia ai nuovi stimoli di Pechino.
Dall’altra parte del Pacifico, anche Wall Street ha chiuso ottobre in rialzo, con l’S&P 500 +2,3% (sesto mese consecutivo di rialzi) e il Nasdaq 100 +4,77% (settimo mese consecutivo in verde), sostenuti dai tech e dai tagli dei tassi della Fed.
In Europa, la fotografia è più sfumata ma positiva. Madrid +3,6%, Amsterdam +3,0%, Parigi +2,8%, Milano +1,0%, DAX +0,3%. Lo Stoxx 600 ha chiuso a +2,5%. È un rialzo che sa di rotazione tattica più che di trend.

Un ottobre dunque di recupero diffuso, ma non uniforme, dove la spinta asiatica e quella tech americana hanno fatto da motore principale ai listini globali.

Stati Uniti. La prova di forza degli utili

Se ottobre è stato il mese del ritorno dell’Asia, per l’America è stato quello della prova di forza degli utili. E con valutazioni tirate, il risultato non è di poco conto.
Con il 64% delle società dello S&P 500 che hanno già alzato i veli sui conti del terzo trimestre 2025 l’83% ha battuto le attese sugli utili per azione e il 79% sulle vendite, segnando una delle stagioni più solide dal 2021. Il tasso di crescita degli utili nel terzo trimestre è salito al +10,7% su base annua, quarto trimestre consecutivo di crescita a doppia cifra, una sequenza che non si vedeva dal 2021.

A trainare la performance sono stati i settori tecnologico (+26,5%), finanziario (+20,8%), utilities (+21,2%) e materiali (+14,3%). Nel tech, i semiconduttori restano il cuore pulsante: la crescita del comparto ha superato il +48% su base annua, con Intel, Microsoft e Apple tra i maggiori contributori. Nel finanziario, l’impulso è arrivato da banche come JPMorgan, Morgan Stanley e Goldman Sachs, che hanno stupito con margini più ampi del previsto. L’unica vera nota stonata arriva dal comparto Communication Services (-6,9%), zavorrato dalla perdita contabile di Meta Platforms (oltre 15 miliardi di dollari di impatto fiscale one-off).  

A livello aggregato, le società dell’S&P 500 hanno registrato ricavi in aumento del 7,9%, il miglior dato dal 2022, e margini netti al 12,9%, sopra media quinquennale e decennale.

La dinamica settoriale di ottobre lo conferma: l’ETF tecnologico XLK ha guadagnato +6,7%, trainato da semiconduttori e software, mentre la salute (XLV) ha segnato +3,7% e le utilities (XLU) +2,2%, in scia alla discesa dei rendimenti obbligazionari. Sul lato opposto, energia (XLE -1,4%), finanziari (XLF -2,8%) e real estate (XLRE -2,9%) hanno chiuso in rosso, penalizzati dal restringimento dei margini e dal repricing dei tassi.  Ma i veri fanalini di coda sono stati i Communication Services (XLC -3%) e i Materials (XLB -4,4%).

Tra i temi più forti del mese spiccano invece i comparti “green”: l’energia pulita (PBW +16%) e il solare (TAN +12,6%) hanno guidato il recupero delle small e mid cap dopo mesi di sottoperformance, mentre il VanEck Semiconductor ETF (SMH +11,2%) ha continuato a rappresentare la locomotiva della nuova economia digitale. Nel complesso, lo S&P 500 (SPY +2,4%) ha archiviato il sesto mese consecutivo di rialzo, confermando una leadership concentrata nei titoli tech e semiconduttori.

Una forza che trova conferma nei numeri, ma anche un segnale di maturità del ciclo: gli utili corrono ancora, ma i multipli iniziano a pesare.

Un ottobre che ha trovato nuova linfa nei bilanci, ma dove la sfida ora si sposta sul 2026: mantenere il ritmo di crescita a doppia cifra con valutazioni ai massimi da cinque anni sarà tutt’altro che scontato.

Europa. Crescita diseguale, fiducia condizionata

In Europa ottobre ha riportato il segno più, ma con un’evidente dispersione settoriale. L’indice Stoxx 600 ha chiuso il mese a +2,46%, sostenuto dai comparti ciclici e difensivi, ma con un equilibrio più fragile rispetto agli Stati Uniti.

A guidare il rimbalzo sono stati i settori difensivi, con le utilities europee in rialzo del +7,5% (misurate dall’ETF EXH9, iShares Europe 600 Utilities ETF). Un movimento che conferma un rally prolungato e un +26% da inizio anno, performance che colloca oggi il settore dietro solo al 2006 in termini di risultati YTD. Un comparto trainato da una narrativa chiara: tassi in stabilizzazione, transizione energetica ed elettrificazione come pilastri di lungo periodo. Iberdrola (+32% YTD, 29 nuovi massimi storici) ed Enel (+27% YTD) restano i pesi massimi di questa rotazione difensiva. Buono anche l’andamento delle materie prime di base (EXV6 +6,9%), dell’oil & gas (EXH1 +6,2%) e sanità (+4,6%).

Più deboli, invece, i comparti industriali (EXH4 +1,8%) e bancari (EXV1 +1,6%), dopo un anno già brillante per il credito europeo (+56% YTD), ora alle prese con margini d’interesse in normalizzazione. Anche il real estate (EXI5 +1,2%) resta sotto pressione. Nelle retrovie, invece, si collocano i settori auto (EXV5 -3,4%), media (EXH6 -2,3%) e chimico (EXV7 -1,0%), in un mese che ha premiato la visibilità degli utili e penalizzato i business ciclici esposti al commercio globale.

Italia. Rialzo selettivo, fiducia prudente

Sul fronte italiano, ottobre ha mostrato un miglioramento di ampiezza ma non di intensità. Ventisei titoli in rialzo e quattordici in calo, un progresso rispetto ai 19 positivi di settembre, ma con performance ancora molto polarizzate. In coda al listino, Ferrari -15,8%, il peggior mese dalla sua quotazione: il Capital Market Day troppo prudente ha raffreddato l’entusiasmo su valutazioni già esigenti. STM -14,1% che, pur centrando i target trimestrali, non ha ancora riconquistato la fiducia del mercato. Male anche le banche, da UniCredit (-0,6%) e Intesa Sanpaolo (-0,6%) a Banco BPM (-0,73%). Anche Leonardo (-5,8%) ha chiuso il mese in calo. Sul versante opposto, i segnali migliori sono arrivati da Italgas (+16%, miglior mese da novembre 2002), sostenuta da una trimestrale con EBIT in crescita del 54% e utile netto +45%, da Telecom Italia (+14,8%), e da Interpump (+14,7%). Tra le società che hanno già pubblicato i conti (13 su 40), la reazione del mercato è stata più spesso negativa: 8 su 13 hanno registrato cali post-earning, con una performance media di -1,23%. Gli estremi vanno dal -14,1% di STM al +11,3% di Campari. Complessivamente, i ricavi aggregati del listino ad oggi sono cresciuti del 4,4% su base annua, mentre gli utili netti segnano un +10,5%, trainati dal comparto energetico con Eni (+53,8% netto trimestrale) e Tenaris (+4,9%).

 

Il FTSE MIB archivia così un mese di rialzo selettivo e rotazione silenziosa, dove, nonostante l’assenza della gamba portante di banche e difesa – il cuore del rally – il paniere italiano trova nella vecchia guardia energetica e infrastrutturale il nuovo baricentro della fiducia. Italgas, Eni, Tenaris, Enel e A2A hanno agito da stabilizzatori naturali, mentre le performance di Telecom, Interpump, Campari e Stellantis hanno dato respiro al fronte industriale e dei consumi.  Un listino che, pur privo del traino del credito, si è riscoperto più equilibrato, meno dipendente dal momentum e più ancorato ai fondamentali.

Bitcoin: l’Uptober che non c’è stato

Assente invece Bitcoin da questo Uptober. Dopo sei anni consecutivi di ottobre positivi, la regina delle crypto archivia il mese in calo del 3,9%, interrompendo una delle stagioni statisticamente più favorevoli dell’anno. È la prima chiusura negativa dal 2018, e la storia non aiuta: negli anni in cui ottobre si è colorato di rosso, Bitcoin ha terminato l’anno in negativo quattro volte su cinque. Con un +15% da inizio anno, il cuscinetto resta, ma la sensazione è che il mercato abbia perso trazione, più che convinzione. In realtà, i fondamentali di flusso restano solidi. Gli ETF spot su Bitcoin hanno registrato afflussi netti mensili per 3,42 miliardi di dollari, portando il totale cumulato a 61,2 miliardi e un volume scambiato di 137,7 miliardi.

Ma il saldo positivo maschera una dinamica più sottile: il mese è stato diviso in due fasi.

Una prima metà di accumulo deciso, con giornate da oltre 1,2 miliardi di dollari di flussi in ingresso, culminata il 6 ottobre, e una seconda metà segnata da deflussi costanti, fino ai -488 milioni del 30 ottobre e ai -192 milioni del 31 ottobre. Il capitale è rimasto nel sistema, ma si è fatto più mobile, più tattico. Bitcoin si muove intorno ai 107.000 dollari, dopo aver segnato nuovi massimi storici a inizio mese. Una correzione ordinata, non una fuga, soprattutto se letta nel contesto di una Wall Street ancora euforica, dove la corsa dei titoli tecnologici contrasta con l’”immobilismo” delle crypto.