Nel terzo trimestre dell’anno, STMicroelectronics esegue. I ricavi toccano i 3,187 miliardi di dollari, leggermente sopra il punto medio della guidance. Il margine lordo si ferma al 33,2%, appena sotto il 33,5% atteso (ma all’interno dell’ampia forbice di 200 basis points), mentre il free cash flow, dopo il rosso del secondo trimestre, torna positivo per 130 milioni. Anche l’utile netto rientra in territorio positivo: 237 milioni di dollari in GAAP, 267 milioni in non-GAAP. I numeri sono allineati, l’esecuzione è pulita, ma la questione resta aperta: questa normalizzazione operativa basta a rimettere in moto una narrazione di crescita?
La risposta, almeno per ora, è no. Perché il mercato non valuta la puntualità, valuta la trazione. E se nel secondo trimestre si era bruciata in un giorno la pazienza accumulata in un anno, con 4 miliardi di capitalizzazione svaniti e un -16,3% che ha lasciato il titolo fuori dalla top 10 del FTSE MIB, i dati del terzo trimestre dell’anno non ha ancora mostrato il segnale opposto. Il titolo è ancora sotto i livelli di fine giugno. E non per disattenzione. Ma per carenza di leva.
Il linguaggio usato da Chery nel comunicato è rivelatore. A luglio, nel secondo trimestre, si parlava di crescita sequenziale “solida”, di margini “in linea”, di dinamiche in miglioramento. Oggi i toni sono stati abbassati di un semitono: i ricavi sono “slightly above the midpoint”, il margine “slightly below”, l’Automotive “in linea con le attese” (sebbene qui da uno slightly below expectations del secondo trimestre). Si introduce una nuova parola nel lessico ufficiale: cautela.
E cautela è il termine che torna anche nella gestione delle Capex, rivisto al ribasso, “slightly below 2 billion” per l’intero 2025, con l’obiettivo esplicito di rafforzare la generazione di cassa. Un obiettivo che torna, per la prima volta in mesi, al centro della narrativa. L’impressione è che STMicroelectronics stia ricalibrando la propria traiettoria, non tanto per abbandonare la destinazione a lungo termine (18 miliardi di ricavi al 2027/28, margine lordo al 44-46% e operativo al 22%) ma per ammettere che la salita sarà forse più lunga. E soprattutto, forse più lenta.
A livello settoriale, la performance resta visibilmente disomogenea. Il gruppo Embedded Processing, che vale ormai il 31% dei ricavi trimestrali, si conferma uno dei motori principali del portafoglio STM. I ricavi crescono dell’8,7% anno su anno, a 976 milioni di dollari, con un margine operativo al 16,5%, stabile rispetto al 16,4% del Q3 2024 e in miglioramento sequenziale rispetto al Q2. A sostenere il segmento, la domanda robusta per i microcontrollori general purpose STM32 e l’accelerazione su applicazioni AI edge, che iniziano a riflettersi in alcuni design-win strategici.
Il segmento Analog, MEMS & Sensors (AM&S) – che insieme al Power & Discrete costituisce il product group APMS – torna a crescere: +7% anno su anno (+27% su base trimestrale), con ricavi a 1,434 miliardi (45% del fatturato totale), spinti principalmente dal comparto Imaging. Il margine operativo è solido: 15,4% contro il 16,1% del 2024, e quasi triplicato rispetto agli 85 milioni del Q2. In questa area si innesterà nel 2026 la divisione MEMS acquisita da NXP, che porterà nuovi volumi, IP e marginalità, ma i conti attuali restano ancora indipendenti da quel contributo.
RF & Optical Communications resta su livelli contenuti ma difende la marginalità: ricavi in lieve calo (-3,4% a/a), ma con un margine operativo al 16,6%, pur in discesa dal 23,4% di un anno fa. Il segmento si mantiene interessante grazie all’esposizione indiretta su AI e data center, ma il peso sul fatturato complessivo (11%) ne limita l’impatto.
La vera fragilità resta nel Power & Discrete, dove si concentra la debolezza strutturale. Il segmento ha ridotto il suo peso sul giro d’affari complessivo dal 20% di un anno fa al 13% odierno. I ricavi crollano a 429 milioni, in calo del -34,3% su base annua, e il margine operativo – che nel Q3 2024 era ancora positivo al 12,2% – passa in rosso profondo, a -15,6%. È qui che la pressione competitiva cinese si manifesta con maggiore forza, soprattutto nella filiera dei dispositivi di potenza destinati al settore automotive. Ma è anche qui che si addensano gli effetti ancora incompleti della ristrutturazione industriale in corso, che per ora ha generato più costi che risparmi.
Guardando il dato aggregato per product group, l’APMS (AM&S + P&D) rappresenta oggi il 58% del fatturato, e contribuisce con 154 milioni di utile operativo, pari all’86% del totale dell’operating income del gruppo nel trimestre. È un peso relativo che è cresciuto rispetto al Q3 2024, quando l’APMS generava il 78% dell’utile operativo complessivo, pur in un contesto allora ben più favorevole in termini di margini. Questo incremento percentuale, però, non riflette una crescita del contributo assoluto, ma piuttosto una contrazione degli utili nelle altre aree. Il gruppo MDRF (Embedded + RF), che un anno fa generava 230 milioni di utile operativo, oggi si ferma a 218 milioni, pur mantenendo margini positivi e superiori alla media. L’aspetto rilevante è che l’APMS concentra sia le componenti in miglioramento (AM&S, grazie all’imaging) che quelle più deboli (P&D, in piena ristrutturazione). Il risultato è una struttura ibrida: da un lato, solida in termini di scala e resilienza; dall’altro, esposta a dinamiche competitive aggressive, soprattutto nella filiera power. La bilancia interna si sta spostando, ma non per rafforzamento simmetrico: crescono alcuni comparti, mentre altri si contraggono o drenano valore. E il mix che ne risulta è ancora distante da un equilibrio sostenibile.
Il bilancio, nel frattempo, si mantiene solido. La posizione finanziaria netta è in calo ma ancora ben sopra i 2,6 miliardi. Il flusso operativo torna a salire, 549 milioni nel trimestre, ma non basta ancora a liberare valore in modo strutturale. Le Capex, pur tagliate, continuano a drenare risorse, e gli oneri legati alla capacità inutilizzata e alle ristrutturazioni restano una costante: 290 punti base sui margini nel trimestre, confermati anche nella guidance per il Q4.
E proprio sul quarto trimestre si gioca la prossima mano. L’azienda prevede un’ulteriore crescita sequenziale dei ricavi, +2,9%, e un primo segnale di ripresa del margine lordo, atteso al 35%. Sarebbe un cambio di passo, se confermato. Ma non basta più sfiorare i target: serve coerenza, serve consolidamento, serve, ancora una volta, esecuzione. Finché il margine resta immobile, finché la leva operativa non si attiva, finché il free cash flow non diventa costante, il mercato continuerà a osservare. Non a inseguire. STM resta un’opzione sul 2027. Ma il 2025, con ogni trimestre che passa, assomiglia sempre più a un esercizio di tenuta, non di accelerazione. E la pazienza, che è spesso la virtù dell’investitore, non è mai stata il punto forte di un mercato che vive sul breve.
Ma una battuta d’arresto, anche severa, non è una condanna.