Mercati Finanziari: Chiusura di Novembre tra Volatilità e Stagionalità, con l’Agenda della Settimana

Si chiude un altro mese per i mercati finanziari e si entra nell’ultimo tratto dell’anno, il periodo in cui il rumore tende ad attenuarsi e lascia spazio a una dinamica più ordinata. I numeri dello S&P 500 parlano con chiarezza. Dal 2000 dicembre è uno dei mesi più stabili del calendario, secondo solo ad agosto. È la fase in cui la deviazione standard scende, le oscillazioni si comprimono e il mercato ritrova un equilibrio che nei mesi più turbolenti è difficile intercettare.

Uno sguardo al FTSE MIB restituisce un messaggio simile, anche se con una fisionomia diversa. Dicembre è uno dei mesi più composti anche per l’indice italiano, superato soltanto da luglio.

Dietro questa quiete agiscono meccanismi ricorrenti. I flussi istituzionali diventano più prevedibili, l’attività sui desk si alleggerisce e le strategie di fine anno incanalano i movimenti entro range più stretti. Ma vale sempre la pena ricordarlo. La stagionalità non è scritta nella pietra, non detta la direzione, ma definisce, diciamo, il contesto.

Novembre lo ha dimostrato con chiarezza. Un mercato attraversato da incertezze, con lo S&P 500 e il Nasdaq 100 in calo nella seconda metà del mese a circa il 4,4% e il 7% oppure con un FTSE MIB capace di toccare un +4,2% il 12 novembre prima di appiattirsi. Nonostante tutto, le chiusure finali sono rimaste immobili. Negli Stati Uniti lo S&P 500 avanza dello 0,13%, estendendo a sette i mesi consecutivi di rialzo, pur senza registrare nuovi massimi nel mese, ancora fermi a quota 36 da inizio anno. Dinamica simile per il Nasdaq 100, con l’ultimo massimo storico datato 29 ottobre 2025 ma con una chiusura mensile in calo dell’1,64% che interrompe una striscia di sette mesi consecutivi di rialzi.

La dispersione interna allo S&P 500 è stata significativa. 323 titoli in rialzo guidati da Albemarle con un +32%, Eli Lilly +24,6% e Solventum +23,49%. Dall’altra parte 175 titoli in ribasso, con DuPont a -51%, Super Micro Computer a -35% e Axon a -26%. A segnare il mese sono soprattutto le vendite sui pesi massimi della tecnologia. Nvidia -12%, Microsoft -5%, Amazon -4,5%, Tesla -5,8%, Oracle -23% e Palantir -16%. Il -12% di Nvidia certamente colpisce, ma non è un’anomalia. A marzo la flessione era stata del -13,24% ad esempio. Ricordo che ogni rally attraversa le sue pause.

Restando in tema AI, è significativo ricordare che proprio ieri ChatGPT ha compiuto tre anni. Dal 30 novembre 2022 Nvidia è cresciuta del 1033%, un’ascesa che ha attraversato comunque cinque bear market (correzioni di almeno il 20%) ma che non ha scalfito la forza delle tendenze strutturali.

Nella stessa corsa Carvana segna un incredibile +4913%, AppLovin +4347%, Palantir entra nella lista con un +2252% e Pop Mart, la società dietro Labubu, avanza del +1519%.

Sul fronte italiano Moncler chiude il mese come miglior performer con un +12%, seguita dai nomi del settore bancario come Banca Mediolanum e Monte dei Paschi di Siena. 28 titoli chiudono novembre in positivo, mentre dodici arretrano, guidati da Diasorin (-19%), Inwit (-15%) e da Nexi a -12%. Tra le vendite compaiono pesi massimi come Ferrari -3%, Prysmian -4%, Leonardo -8% e Banco BPM -2%. I due titoli che insieme pesano il 28,4% dell’intero indice, Intesa e UniCredit, chiudono praticamente immobili, rispettivamente a +0,18% e +0,09%.

Sul fronte delle materie prime l’oro prosegue la sua corsa con un +6,47%, anche se senza nuovi massimi storici, fermi al 20 ottobre. Diverso il percorso dell’argento che venerdì 28 novembre ha siglato l’ottavo massimo storico dell’anno e chiude il mese con un poderoso +18,69%.

Il mercato crypto archivia invece un mese complesso. La capitalizzazione complessiva si riduce di circa il 15%, la flessione più marcata da febbraio, con 775 miliardi di dollari di valore bruciati. Bitcoin da sola perde il 19%, pari a 448 miliardi di dollari di market cap evaporati in trenta giorni.

Gli appuntamenti della settimana

Gli appuntamenti della settimana si muovono lungo un’agenda intensa che intreccia inflazione, consumi, politica monetaria e segnali geopolitici. Gli investitori guardano innanzitutto ai nuovi dati sui prezzi.

Negli Stati Uniti l’attenzione si concentra innanzitutto sulle nuove letture dei prezzi. Negli Stati Uniti sarà pubblicato venerdì il PCE di settembre (quindi diciamo non proprio il più recente), l’indicatore che la Federal Reserve considera centrale nelle decisioni di politica monetaria. Le stime indicano un +2,8% su base annua e un +0,3% mensile per la componente headline, con il PCE core atteso stabile al +2,9% annuo. In arrivo anche i dati sulla spesa personale, prevista a +0,4%, in rallentamento rispetto allo 0,6% di agosto, e sul reddito personale stimato anch’esso a +0,4%. L’agenda americana prosegue con il rapporto ADP, che dovrebbe segnalare 20.000 nuovi posti di lavoro dopo i 42.000 di ottobre, e con gli indici ISM, dove il manifatturiero è atteso ancora in contrazione e il comparto servizi dovrebbe mostrare un rallentamento moderato. A completare il quadro ci sono la produzione industriale di settembre prevista in crescita dello 0,1%, le statistiche sui tagli occupazionali del programma Challenger, gli aggiornamenti su prezzi all’import e all’export, le variazioni del credito al consumo e le letture finali dei PMI globali di S&P.

In Europa l’attenzione sarà interamente concentrata sull’inflazione dell’Eurozona, che dovrebbe risalire al 2,2% a novembre rispetto al 2% di ottobre. La componente core è attesa in aumento al 2,5%. Il tasso di disoccupazione destagionalizzato è stimato stabile al 6,3% per il quarto mese consecutivo, mentre sono attesi aggiornamenti sui mercati del lavoro di Spagna e Italia. In Germania il focus sarà sugli ordini industriali, che potrebbero registrare un nuovo calo, il quinto in sei mesi, mentre i PMI dovrebbero restituire un quadro misto. La manifattura spagnola è vista in miglioramento per il terzo mese consecutivo, mentre i servizi dovrebbero rallentare pur mantenendo un buon livello di espansione. In Italia il settore manifatturiero, atteso tornare in area di espansione, mostra segnali di stabilizzazione e i servizi dovrebbero confermarsi 54 punti. A completare il quadro europeo arriveranno anche le vendite al dettaglio dell’Eurozona e dell’Italia, insieme ai dati sulla produzione industriale e sulla bilancia commerciale della Francia.

La settimana porta anche un passaggio delicato per le banche centrali. I membri della Federal Reserve entrano ufficialmente nel blackout period che precede il meeting del 9 e 10 dicembre, anche se Jerome Powell interverrà ancora una volta, aprendo una tavola rotonda dedicata al contributo economico di George Shultz. In Europa invece Christine Lagarde è attesa prendere la parola davanti il Parlamento europeo. Quest’ultimo rappresenta un appuntamento utili per misurare il tono, in un momento in cui la dinamica dell’inflazione e il rischio di frammentazione rimangono dossier aperti.

Sul fronte dei consumi globali la settimana offre un test significativo per capire come si sta muovendo la domanda reale. Il bilancio del Cyber Monday arriva infatti dopo un Black Friday che ha segnato livelli record, con 11,8 miliardi di dollari di spesa online, sospinti anche dall’uso crescente di AI-powered shopping tools che hanno guidato i consumatori verso offerte mirate e comparazioni rapide. Adobe Analytics prevede ora per il Cyber Monday un aumento delle vendite del 6,3%, in rallentamento rispetto al +7,3% dello scorso anno, ma comunque un indicatore importante in un anno segnato da divergenze sempre più marcate tra chi continua a spendere e chi invece riduce il carrello. È uno dei tratti più evidenti della K-economy. La domanda non scompare, si polarizza. I consumatori comprano con maggiore attenzione, sfruttano strumenti di intelligenza artificiale per aggirare l’incertezza dei prezzi e modulano gli acquisti in un contesto in cui gli sconti appaiono meno incisivi, complice l’effetto combinato di inflazione e pressioni tariffarie.  Il settore retail resterà al centro dell’attenzione con la diffusione dei conti di Inditex (l’azienda madre dietro Zara) e Macy’s.

Nel mondo tech e industriale Amazon inaugura a Las Vegas la conferenza AWS re:Invent, appuntamento centrale per cogliere la direzione del gruppo su cloud e intelligenza artificiale. Mentre, sempre nella settimana, arriveranno i dati sulle consegne mensili di Nio, Xpeng, Li Auto, BYD e Zeekr, un banco di prova per misurare la competitività del settore EV in una fase di margini compressi e concorrenza crescente.

La settimana si chiude con la dimensione geopolitica. Lunedì i ministri della Difesa dell’Unione Europea si riuniscono a Bruxelles con la guerra in Ucraina al centro dell’agenda. Mercoledì, sempre in Belgio, prende il via la riunione dei ministri degli esteri della NATO.